Pubblicato il: 04 ottobre 2014

Archiviato il: 15 gennaio 2015

Nuovo anno pastorale per la Confraternita: Vangelo, eucarestia e preghiera

 

 

All’apertura del nuovo anno pastorale è necessario soffermarsi sul valore che la nostra comunità conferisce alla parola “cammino”, che non dev’essere inteso come un semplice procedere o partecipare freddamente alle attività confraternali, bensì come una opportunità di educarci e di crescere umanamente e spiritualmente. Innanzitutto, il nuovo anno pastorale, se vissuto con la giusta intensità comunitaria e cristiana, ci permette di approfondire le nostre relazioni umane e di riabituarci a guardarci negli occhi, senza fermarci alla superficie delle apparenze o alle diverse vicissitudini che hanno segnato la nostra vita personale di comunità. In particolare, la crescita spirituale di ogni Confratello rafforza, di sicuro, la fede in Cristo e nel Signore da parte di tutta la Confraternita. La fede non è un oggetto standardizzato, né si esprime completamente e primariamente nell’abito confraternale o nella medaglia indossate per le processioni o per le varie celebrazioni eucaristiche: la fede, come la devozione a Sant’Antonio, dev’essere alimentata dalla Parola di Dio, dall’Eucarestia e dalla preghiera, come raccomandato da Papa Francesco.

Dunque, per alimentare la fede è sì indispensabile pregare continuamente, ma occorre, per rafforzarla ogni giorno, senza lasciare che un dono così grande sia sciupato dalla nostra contingenza, ascoltare, meditare e applicare la Parola di Dio (si legge nella seconda Lettera ai Tessalonicesi che «la vostra fede infatti cresce rigogliosamente» vivendo nella promessa di Dio). Ecco perché è bene che ogni Confratello, in base alle sue possibilità, partecipi attivamente e intensamente alle attività della Confraternita: queste sono occasioni per crescere nella fede, come la preparazione al Natale con la catechesi e il triduo natalizio, riproposti anche per quest’anno pastorale. Senza dimenticare la catechesi quaresimale e la giornata eucaristica, che vivremo il 17 marzo 2015 con la messa, i vespri e la benedizione eucaristica.

Anche quest’anno, la sera del Giovedì Santo si svolgerà nella Chiesa di Sant’Andrea un momento di preghiera per poi recarci al Duomo in adorazione dell’eucarestia, che non dev’essere assolutamente confuso con il comune “andare a fare i sepolcri” . Infatti, l'altare della reposizione è il luogo in cui è riposta e conservata l'Eucaristia, segno sacramentale di Gesù Cristo vivo e risorto, al termine della messa vespertina del Giovedì Santo: l'altare della reposizione non è un sepolcro che simboleggia la morte di Gesù, ma un luogo in cui adorare l'Eucaristia.

Perciò, è importante ripulire la nostra fede da superstizioni e popolari credenze che nulla hanno a che fare con il Vangelo, in cui si legge che, se l’uomo avesse fede quanto un granellino di senapa, sposterebbe le montagne. È Gesù la Luce che renderà la Fede certa e facile nel percorso verso Dio: Gesù è il punto dove la Fede si nutre e poi si esprime. «Venite a me», dice Gesù, «vi farò pescatori di uomini».

Questo nuovo anno pastorale e le sue attività devono aiutarci a rafforzare la fede in Cristo, unica certezza che sazia sia il corpo che lo spirito, al punto tale da far esclamare da un comune mortale quale Paolo di Tarso «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!». Le “montagne” di Paolo si sono spostate con questa affermazione perché in Cristo ogni altra creatura viene liberata. La fede ci libera solo se la libertà dell’uomo incontra il liberatore, Gesù, che realizza la liberazione della libertà dell’uomo portandolo ad essere per l’eternità vivo nel regno di Dio. La Fede in Gesù è fede di vita eterna e di resurrezione dalla morte, quale vittoria della vita sulla morte. Ed è il crocifisso il garante di questa vittoria perché l’uomo Gesù deposto dalla croce e sepolto il terzo giorno risorge, annunziando al mondo che Dio ha vinto la morte e che in Gesù l’impossibile per l’uomo è finalmente divenuto possibile a Dio.

 

Don Vito Marino