Pubblicato il: 06 marzo 2015

Archiviato il: 07 aprile 2015

Antonio, infaticabile predicatore del Vangelo

 

 

Parlare al popolo di Sant’Antonio vuol dire richiamare alla mente il Taumaturgo, il Santo dei Miracoli e, alcune volte, il Santo invocato per ritrovare gli oggetti smarriti. Purtroppo, nella visione popolare poche volte si ricorda Antonio per la carità verso i poveri o per le intense parole sferzanti verso gli usurai, gli eretici e il peccato: pochissimi associano l’immagine di Antonio a quella del predicatore della Parola di Dio. Tanto più che i miracoli compiuti e la carità testimoniata e concretizzata hanno il loro fondamento proprio nella conoscenza, nella meditazione e nell’amore della Parola di Dio. Proprio per approfondire questo aspetto di Sant’Antonio, la consueta conferenza in preparazione alla Festa della Lingua ha avuto come argomento centrale la predicazione di Antonio e la sua profonda conoscenza della Parola.

 

Come ha sottolineato nel suo intervento padre Luciano Marini, responsabile delle missioni antoniane delle reliquie in Italia e all’estero, «Antonio aveva capito che la Parola di Dio è l’unica parola che salva e per questo si era speso e consumato non solo per la sua conoscenza, ma soprattutto per la sua diffusione nel mondo». Tra l’altro, Antonio è stato proclamato nel 1946 “Dottore della chiesa universale”, un titolo con cui la Chiesa ha reso giustizia alla sua immensa e profonda dottrina, titolo affiancato a quello di “Arca del testamento”. Persino san Francesco lo chiamò in una sua missiva «mio Vescovo», autorizzandolo ad insegnare ai frati francescani, ma ricordandogli di rstare sempre umile e vicino al Signore.

 

In effetti, come ha spiegato padre Luciano, «basterebbe rileggere l’esperienza di Antonio per capire quanto la Parola di Dio abbia guidato la sua vita». Ad esempio, nel monastero agostiniano con la pratica della lectio (lettura) aveva memorizzato tutta la Sacra Scrittura (soprattutto, l’Antico Testamento), con la meditatio aveva approfondito la conoscenza della Parola e gli intimi suoi signficati, infine con la ruminatio (applicazione concreta) e la oratio (preghiera) ne aveva rafforzato la potenza nel suo spirito. Antonio era solito affermare che «chi ignora la Scrittura è analfabeta». Considerava la Scrittura lo specchio dell’uomo, il luogo in cui ritrovare se stessi e la propria vocazione, la strada che il Signore ha tracciato per ognuno.

 

Non è, infatti, un caso che tutto il suo apparato vocale sia stato preservato intatto: prima la lingua trovata incorrotta da San Bonaventura durante la ricognizione del 1263, poi le corde vocali, ritrovate intatte tra i pezzi di massa corporis nella ricognizione del febbraio 2010.

 

Altro episodio importante, legato alla Parola di Dio, è l’incontro con i francescani, martirizzati in Marocco dove si erano recati per portare la Parola: Antonio fu profondamente colpito dalla loro testimonianza, perché comprese che non era abbastanza conoscere e meditare la Parola, ma era necessario annunciarla. Sarà questo l’incontro che rivoluzionerà la vita di Antonio, instancabile predicatore del Vangelo: secondo alcuni studi medici, la sua morte non sarebbe stata provocata da una malattia (l’idropisia di cui soffriva non era talmente grave da condurlo alla morte), bensì per consumazione: infatti, aveva letteralmente consumato il suo corpo per annunciare e portare la Parola di Dio in ogni angolo del mondo allora conosciuto.

 

I suoi miracoli, dunque, sono la manifestazione terrena della potenza della Parola proclamata da Antonio, una parola che riusciva a convertire i cuori: una parola che dev’essere vissuta e incarnata. Cosa, dunque, suggerisce Antonio?

 

«Leggere la Parola di Dio, ovvero ascoltarla e farla penetrare nel cuore e poi rifletterla interiormente - ha evidenziato padre Luciano -. La Parola va pregata, in un dialogo serrato e sincero con il Signore. Infine, dev’essere annunciata con la testimonianza, applicata nel momento in cui mi indica la strada da percorrere». «Antonio è in mezzo a noi per invitarci ancora a meditare, applicare e testimoniare la Parola del Signore - ha concluso padre Luciano -. Oggi è necessari annunciare la Parola soprattutto ai giovani e noi adulti dobbiamo essere testimoni, pregando il Signore di concederci il coraggio di essere testimoni credibili e coerenti del Vangelo».