Pubblicato il: 17 gennaio 2015

Archiviato il: 07 aprile 2015

Pietà popolare è carità, strada che conduce all’essenziale

 

del prof. Giovanni Schinaia (intervento nel convegno "Evangelizziamo con la pietà popolare: la testimonianza di fede e di carità nella Confraternita" - Molfetta 27/28.11.2014)

 


Parlando di pietà “popolare e carità”, dovremmo più correttamente dire: pietà “popolare è carità”. Voglio dire che la pietà popolare deve essere carità, altrimenti smette di essere quel che deve essere. Per spiegarmi è necessario fare un piccolo passo indietro. Cosa vogliamo dire per pietà popolare rettamente intesa ce lo ricorda il Papa stesso: era il 5 maggio del 2013 e papa Francesco in una piazza San Pietro gremita e battuta da una pioggia che sembrava non finire mai, incontrava migliaia e migliaia di Confratelli e Consorelle convenuti a Roma da tutto il mondo. Era la Giornata mondiale delle Confraternite e della Pietà Popolare nel contesto dell’Anno della Fede. In quell’occasione il Papa ci disse che «la pietà popolare è una strada che conduce all’essenziale». E cos’è l’essenziale? Ce lo dice sempre il Papa un passaggio prima: l’essenziale è «credere in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come Lui ci ha amati». In altre parole, il Papa ci dice che la pietà popolare è una strada d’amore, un percorso di fede che ci conduce alla Verità, che è Cristo, attraverso le opere, cioè attraverso quell’amarsi come lui ci ha amati.

 

L’insegnamento di Papa Francesco si pone in assoluta continuità con quello del suo predecessore, Papa Benedetto XVI. Nella sua Enciclica «Deus Charitas est» e nel Motu Proprio «Intima Ecclesiae natura», Benedetto ci ricorda che «l'intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l'uno dall'altro. La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza».

 

Capiamo bene perché Papa Francesco, nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium», afferma che, se l’annuncio esprime la natura intrinsecamente missionaria della Chiesa, da questa natura, discende necessariamente «la carità effettiva per il prossimo, la compassione che comprende, assiste e promuove» (179). «La missione dell’annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo possiede una destinazione universale. Il suo mandato della carità abbraccia tutte le dimensioni dell’esistenza, tutte le persone, tutti gli ambienti della convivenza e tutti i popoli. Nulla di quanto è umano può risultargli estraneo» (181). «Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro « considerandolo come un’unica cosa con se stesso» (199).

 

Il papa salda l’annuncio missionario e le opere di carità fattiva: la stessa fede, veicolata con strumenti diversi e complementari. Su tutto, il culto reso a Dio, anzitutto nella celebrazione liturgica, nella celebrazione del sacrifico perfetto, la Santa Messa, quella liturgia culmen et fons, culmine e fonte della vita di tutta la chiesa, come già insegnava Pio XII, ripreso qui dal Concilio Vaticano II nella Costituzione «Sacrosantum Concilium». Missionarietà e carità sono l’una dentro l’altra, l’una per l’altra.

 

Se è vero che la prima forma di carità è la verità, se è vero che la Verità, quella maiuscola, la Verità di Cristo, è il protagonista e il fine dell’evangelizzazione, se è vero che le nostre tradizioni, le nostre processioni devono essere e sono veicolo di evangelizzazione, allora possiamo e dobbiamo dire che la pietà popolare è carità. Tuttavia, l’annuncio rimarrebbe inesitato e incompleto se ad esso non facesse seguito una fattiva attenzione ai bisogni spirituali e materiali di chi è intorno a noi, di chi attende una parola che dia speranza, ma anche una mano che dia un aiuto.