Pubblicato il: 01 novembre 2015

Archiviato il: 06 gennaio 2016

Pregare per i vivi e per i morti

 

 

Tra le sette opere di misericordia spirituale c’è questa indicazione: Pregare Dio per i vivi e per i morti. Secondo la dottrina del Concilio Vaticano II, al n.50 della costituzione "Lumen Gentium, il suffragio è il «Santo e salutare pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati». La Chiesa ha sempre favorito la preghiera per i defunti affinché, come dice la sacra Scrittura «siano assolti dai loro peccati» (2 Mac 12,45).

 

Potendo, quindi, aiutare i nostri cari, diamo ad essi la gioia di vedersi ricordati e suffragati da coloro, in cui, durante la vita, ponevano fiducia e speranza. Perciò, così come siamo stati solleciti con loro nella sofferenza terrena e li abbiamo aiutati, ancor di più ora che non possono farci sentire il loro richiamo, andiamogli spontaneamente incontro, assicurandogli i nostri suffragi: è questo il dono più bello che possiamo fargli.

 

Di fatto, quando chiuderemo gli occhi a questo mondo e li apriremo alla luce di Dio, nella vita eterna, prima di entrare nella luce e nella pace di Dio, purissimo spirito, ogni uomo ha bisogno di una purificazione al fine di togliere da proprio intimo tutto ciò che la fragilità umana vi ha innescato di peccaminoso e di meno buono. Ci sono molti modi per suffragare un'anima, molti i mezzi che la Chiesa ci mette a disposizione: la sofferenza, l'elemosina, la preghiera e la Santa Messa. Sant’Agostino riferisce che la sua mamma Monica, prima di morire, gli aveva raccomandato: «Seppellite pure questo mio corpo dove volete, senza darvi pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, dinanzi all’altare del Signore» (Confessioni 9, 11,27). E San Cirillo di Gerusalemme scrive: «Presentando a Dio Padre (nella Santa Messa) le preghiere per i defunti […] presentiamo a Lui il Cristo immolato per i nostri peccati cercando di rendere clemente per loro e per noi Dio Padre amico degli uomini» (Catechesi Mistagogiche 5, 10).

 

Far celebrare la Santa Messa in suffragio dei nostri defunti, oltre che espressione di sincera gratitudine verso i propri cari, rappresenta per loro un grande vantaggio perché sicuramente li aiuta nella purificazione del loro spirito per poter entrare quanto prima e pienamente nella luce e nella pace di Dio. Tra ciò che può essere offerto a Dio in suffragio dei defunti, san Gregorio esalta, in assoluto, il Sacrificio Eucaristico: a lui si deve l’introduzione della pia pratica delle trenta messe continue, dette appunto “gregoriane”.

 

Istituì tale devozione in seguito a un episodio avvenuto nel suo convento al Celio (Roma). Un monaco, esperto in medicina, di nome Giusto, gravemente ammalato confida al fratello Copioso di aver tenute nascoste tra i medicinali tre monete d’oro. Copioso avverte del fatto Gregorio che prende dei severissimi provvedimenti contro Giusto, che ha violato la Regola del convento (questa ordina la comunione di beni tra monaci). Da quel momento Giusto viene abbandonato a se stesso. Senza visite, né alcun genere di conforto. Nell’abbandono e nella sofferenza dell’agonia, il monaco si pente del suo peccato e «la sua anima abbandonò il corpo nella stessa tristezza». Il suo corpo è buttato in un letamaio, con le tre monete d’oro, mentre i monaci esclamano: «Che il tuo denaro sia con te per la tua perdizione».

 

Pur nella certezza che Giusto è dannato, Gregorio tuttavia, per scrupolo, affida il seguente incarico a Prezioso (priore del monastero): «Vai dunque, e da oggi stesso per trenta giorni di seguito fai in modo di offrire per lui il sacrificio, affinché non sia assolutamente tralasciato alcun giorno, nel quale non sia offerta per la sua assoluzione l’ostia salutare». Dopo i trenta giorni Giusto appare al fratello Copioso per dirgli di essere ormai libero da ogni pena. Commenta san Gregorio: «Concordando simultaneamente visione e sacrificio, ciò apparve con chiarezza, che il fratello, che era morto, scampò al supplizio grazie all‘ostia salutare». L’opera più efficace per il suffragio dei cari Defunti è la Santa Messa accompagnata poi, dalle opere di carità, che sono gesti concreti, e ricevere l'Eucaristia in uno stato di grazia, cioè, dopo essersi pentiti dei propri peccati e ben confessati.

 

Il perché è presto detto: «Dio ha mandato nel mondo il suo unico Figlio, perché noi abbiamo la vita per mezzo di lui». Per alleviare le pene delle Anime sante del Purgatorio, è sufficiente quindi che noi facciamo alcune opere che a noi costano poco, ma a loro apportano un vantaggio immenso. La Messa apporta grande refrigerio a quelle povere anime. Si legge che San Gregorio con una sola Messa liberò una volta tutte le Anime del Purgatorio. Ed è certo che ad ogni Messa un gran numero di quelle anime se ne salgono al cielo, diventando nostri intercessori. Maria, madre di Gesù e nostra, accoglie i suoi figli quando lasciano questo mondo e nella devozione a Maria ss.ma del Carmelo è Maria che promette che ogni sabato sarebbe scesa al Purgatorio prendere le anime e portarle in cielo. Affidiamoci a Lei e a san Giuseppe patrono dei moribondi.

 

Don Vito Marino