Pubblicato il: 14 febbraio 2015

Archiviato il: 06 marzo 2015

Sant'Antonio ritorna ancora tra noi

 

 

Durante la festa liturgica della Lingua di Sant’Antonio di Padova, nella nostra confraternita è, ormai, consuetudine organizzare una conferenza tenuta da un esperto di pastorale popolare che parli dell’attualità del messaggio evangelico di Sant’Antonio. Questa festa è un’occasione di formazione e di crescita all’ascolto della Parola di Dio e di rafforzamento della comunione associativa alla luce della santità di Antonio di Padova.

 

Quest’anno l’appuntamento riveste una dimensione speciale: proprio per la conferenza e le altre attività congiunte alla festa della lingua, sarà con noi Padre Luciano Marini, frate conventuale, che porterà con sé anche alcune reliquie del Santo patavino. Padre Luciano rinnova la sua presenza in mezzo a noi. Infatti, è per la quarta volta che viene a Molfetta, essendo stato per la prima volta nel 1987 in occasione delle celebrazioni del 350° anniversario della confraternita. Di quella partecipazione è rimasto indelebile il ricordo della missione popolare svolta insieme a padre Antonio Guizzo che ha portato copiosi frutti spirituali al sodalizio. Padre Luciano ci portò un volto nuovo del Santo: il Santo della Parola, dei poveri e, nel frattempo, s’innamorò della nostra Confraternita e della genuina devozione dei fedeli molfettesi.

 

In questa straordinaria missione, costatò negli incontri con i devoti, specialmente con ammalati e sofferenti, il loro desiderio di offrire a Gesù crocifisso le proprie afflizioni («Offro le mie sofferenze perché la vostra missione sia ricca di frutti», sussurrò appena baciata la reliquia un sacerdote immerso nella terapia della dialisi).

 

Si trovò ad essere testimone di un avvenimento miracoloso: «mentre scavalcavo una cancellata, sono scivolato e la punta di una lancia si è infilzata nella mia gola uscendo dalla bocca, mi sono sentito prendere da due mani sollevarmi dall’inferriata e posare a terra. Non c’era nessuno intorno a me». Si trattava di un ragazzo di dodici anni, protagonista di questa disgrazia con esito positivo anche perché il Santo stesso lo assicurò in sogno. Toccò con mano l’indigenza e la povertà reale di alcuni devoti del quartiere ed espresse il desiderio che fossimo noi a svuotare il secchio della povertà di quei devoti e riempirlo di speranza: «Avrei voluto e dovuto fare dipiù per rendere credibile che Dio è Padre di tutti».

 

Gli fu, in quest’occasione, molto vicino il nostro padre spirituale don Nicola Azzolini, che indirizzò la missione nell’ambiente popolare, ben sapendo la dimensione che riveste nella città di Molfetta il fascino del Santo taumaturgo. Padre Luciano vide nella partecipazione numerosa dei fedeli non solo la richiesta delle grazie e i miracoli, ma il segno della benevolenza di Dio che si serve del Santo per manifestare, anche con i prodigi, la sua tenerezza per noi. Considerò la nostra chiesa diocesana «una chiesa, senza paludamenti attenta agli ultimi pronti a mettersi il grembiule» e, soprattutto, vide nella figura del Vescovo il pastore che sentiva l’odore del popolo, come Antonio che si era convertito al popolo.

 

La missione si svolse sotto l’egida del Servo di Dio, il compianto vescovo Antonio Bello, che apprezzò molto l’iniziativa della Confraternita e pregò padre Luciano di animare un ritiro spirituale per i sacerdoti diocesani che si svolse a Ruvo nella tenuta Jatta sede della Casa della Pace. La missione fu ricca di altri avvenimenti fruttuosi che non possono essere dimenticati.

 

Queste poche considerazioni sopra ricordate, tratte dalla riflessione fatta al termine della missione da padre Luciano «Perché il Pane di sant’Antonio non si indurisca» (A.S.C.), ci inducono a prepararci degnamente a ricevere ancora le reliquie sante di Antonio di Padova e, nel contempo, dobbiamo sostenere con la preghiera padre Luciano affinché si faccia ancora strumento di questo avvenimento di grazia perché possiamo taccare con mano che Dio c’è e ci vuole bene.