Pubblicato il: 06 marzo 2015

Archiviato il: 07 aprile 2015

Festa della Lingua, il discorso del Priore

 

 

Questa Festa della Lingua, vissuta con le reliquie del Santo (la “massa corporis” e la “sacra costola”), ha rappresentato per la Confraternita e l’amministrazione Pignatelli un evento straordinario, laciando indelebile nel cuore di molti confratelli e fedeli devoti lo sguardo di un uomo che ancora oggi non si stanca di testimoniare la Parola di Dio e di intercedere per quanti a lui si rivolgono con preghiere. Riportiamo, di seguito, il discorso che il Priore, Sergio Pignatelli, ha letto a conclusione della solenne celebrazione eucaristica in Cattedrale (15 febbraio).

 

«Caro Sant’Antonio, scusaci se, forse con eccessi di egoismo, abbiamo strappato una parte di te dalla tua cara Padova e l’abbiamo catapultata nella nostra realtà. La tua presenza qui tra noi volge al termine ma sono sicuro che tu continuerai a non farci mancare mai il tuo appoggio e la tua assistenza. Per questo, pur sapendo di correre il rischio di abusare della tua pazienza, permettimi di esprimere un’ultima preghiera.

 

Veglia con costanza sul cammino del nostro pastore don Luigi affinché egli possa percorre il sentiero del suo servizio con gambe sicure e con cuore forte. Tu che accompagni costantemente la vita di fra Luciano, donagli una carezza da parte nostra: il suo intervento tra noi ha offerto speranza a tutti quelli che con amore si sono avvicinati a te e a Nostro Signore. Guida il passo dei nostri sacerdoti e in particolare del nostro caro assistente don Vito Marino che con cuore umile ci ha affiancato nell’impegnativa organizzazione di una tua degna accoglienza tra noi.

 

O Dio, alla voce sacerdote stavo dimenticando il nostro confratello fra Mimmo, che ha trovato nel tuo esempio e in quello di Francesco la sua vocazione: sorreggi la sua schiena quando inevitabilmente sarà colpita dai detrattori di Cristo. Una preghiera di riguardo concedimi di spenderla per i nostri fratelli di Zagarolo, di Taranto, e di Martina Franca che sono venuti qui a renderti omaggio e a rinsaldare la nostra comunione di intenti. Anche i loro sodalizi sono a te dedicati e tu sai bene quali sono le loro paure, le loro esigenze, i loro obiettivi d’amore: rinvigorisci il loro spirito perché chi prega la tua intercessione non abbia nulla a temere se agisce con cuore sincero.

 

Proteggi i nostri bambini, che ieri hanno fatto festa intorno a te. Anzi no, tu che hai lo scomodo titolo di taumaturgo perpetuo, non limitarti solo a proteggerli. Conquistali, si conquistali, col tuo sorriso. Tu che hai stretto tra le tue braccia il Bambino Gesù non potevi che essere sorridente nel tuo atto di accoglienza e il sorriso, sconvolgendo l’iconografia tipica che gli artisti ti hanno attribuito in questi 8 secoli dalla tua morte dovrebbe entrare di fatto tra i simboli antoniani insieme al saio, al giglio, alla fiamma, al pane e al libro delle sacre scritture.

 

Aiutami a guidare questa mia confraternita e tormenta la mia coscienza e quella dei miei confratelli se all’accoglienza dell’ultimo anteponiamo la realizzazione del rito. Ma sappi ricompensare i nostri cuori, se come in questi giorni, riporremo nei nostri armadi i nostri abiti sgualciti dalle grinze della liturgia missionaria.

 

Più di tutti, però, ti affidiamo gli ammalati, gli anziani e i poveri di questa città, quelli che abbiamo incontrato in questi giorni e quelli che avremmo voluto incontrare.

 

Spero di non averti oberato di richieste, mio caro Sant’Antonio, e, se così fosse, allora tieni pure da parte le mie invocazioni personali: servire vuol dire anche, anzi, soprattutto questo. Ti vogliamo Bene, nonostante le nostre fragilità, non dimenticarti mai di noi.