Pubblicato il: 02 aprile 2016

Pubblicato il: 07 maggio 2016

Festa della Lingua 2016, la Misericordia di Dio nella predicazione di Sant'Antonio

 


«L'uso della parola non è esente dalla misericordia. Anzi, la lingua, soprattutto per i cristiani, è un valido strumento per annunciare il Vangelo»
.

Con queste parole è iniziata la conferenza in preparazione alla Festa della Lingua 2016 (lo scorso 15 febbraio) «La Misericordia di Dio nella predicazione di Sant’Antonio», in cui ha relazionato don Giuseppe Germinario. Il tema è stato strettamente legato all’Anno giubilare della Misericordia e don Giuseppe ha evidenziato come Sant’Antonio, nei suoi scritti, commenti il versetto evangelico scelto da Papa Francesco («Siate misericordiosi come il Padre»).

 

Secondo Sant’Antonio, la misericordia è «avere un cuore misero, ovvero un cuore umile, che sa farsi piccolo e vicino al prossimo, di cui sa compatire le miserie», ma, allo stesso tempo, è anche «azione, le opere di misericordia, che devono non tanto essere un sentimento del momento, quanto qualcosa che nasce realmente dal cuore». Come ha evidenziato don Giuseppe, in linea con gli scritti antoniani, la misericordia possiede tre caratteristiche ben precise:


1. è azione graziosa, perché piena della Grazia di Dio: la Grazia è ciò che purifica l’anima, perché la libera dal peccato (questa accade con il sacramento della riconciliazione), proprio come se, su una terra arida, cadesse nuova acqua per irrorarla - dunque, «il perdono donato da Dio dev’essere donato al fratello ed è nutrimento per l’anima»;

 

2. è spaziosa, perché si amplifica: la Grazia di Dio può essere trasmessa ai fratelli e ogni azione di misericordia ne richiama un’altra e così all’ifinito;

 

3. è preziosa, perché il Signore ha detto di farne un tesoro nei cieli (con la Misericordia l’uomo guadagna il paradiso e pregusta l’abbraccio del Padre.

 

Sant’Antonio, peraltro, paragona il cristiano che vive ed opera la misericordia a una gru, l’uccello, perché da un lato è un animale alto e slanciato verso il cielo, che vola e guarda tutto dall’altro, dall’altro si muove sempre in gruppo e ogni componente di quel gruppo è sempre pronto a sostenere l’altro, nel momento in cui subentra la stanchezza del volo. «Una splendida metafora, perché chi usa misericordia ha il compito di tendere lo spirito verso l’alto e di guidare l’altro che non conosce la strada, portarlo da Gesù e consigliarlo alla luce del vangelo, dunque consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori, che sono due opere di misericordia spirituale - ha spiegato don Giuseppe -. Inoltre, guidare il fratello vuol dire anche stimolarlo, incoraggiarlo a fare il bene e offrirgli una particolare attenzione, aiutarlo e aiutarsi a vicenda, contro l’imperante logica dello scarto».

 

Ma la metafora della gru ha anche un altro significato, come ha aggiunto don Giuseppe: infatti, Sant’Antonio focalizza la sua attenzione anche all’atteggiamento fisico di questi uccelli, che stanno su una gamba sola, mentre nell’altra conservano una pietra per restare sempre desti: «Questa pietra rappresenta la preghiera costante, che deve animare le giornate di ogni cristiano vero e deve tener desta l’azione di misericordia».

 

Infine, don Giuseppe si è soffermato sulla parabola del debitore che, come scrive lo stesso Sant’Antonio, sintetizza tutti gli aspetti della Misericordia divina:

 

1. purifica il cuore e noi uomini siamo in costante debito verso Dio: un debito che è, però, «gioioso, perché è straordinario sapere che il Signore di viene incontro come il Pasdre Misericordioso»;

 

2. non è solo un evento spirituale, ma ci impegna a non giudicare l’altra persona;

 

3. arricchisce il cuore di carismi, sciogliendone la durezza calcolatrice e la sclerocardia, e lo ricolma di soavità celeste, aiutandoci a raggiungere la santità.