Pubblicato il: 06 gennaio 2016

Archiviato il: 13 febbraio 2016

(Puer natus est)

di don Vito Marino (Assistente Spirituale)

«In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo» (Lc 2,1-7).

 

Sembra divenuto necessario anche per noi credenti tornare al testo sacro per riscoprire l’evento che caratterizza questo periodo, il Natale del Signore.

 

La necessità è perché stiamo svuotando la nostra fede, restando a ciò che è esteriore, ciò che è cornice, non l’essenza. E di questo dobbiamo renderci conto non solo per una considerazione globale, ma personale.

 

Dobbiamo chiederci: ma cos’è per noi il Natale? Noi diamo per scontata la risposta, come se ci chiedessimo quando è nato Napoleone o altro personaggio storico. E, invece, no.

 

 

 


«Perché un bambino è nato per noi,

ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il potere

e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente,

Padre per sempre, Principe della pace.

Grande sarà il suo potere

e la pace non avrà fine

sul trono di Davide e sul suo regno,

che egli viene a consolidare e rafforzare

con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.

Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti».

 

Ecco le parole del Profeta Isaia. E allora, riflettiamo. Per riconquistare gli uomini, per sollevarli verso di sé, per parlare con loro, Dio è venuto quaggiù come un bambino, come un balbettio che è facile soffocare. E, molti, effettivamente lo soffocano. Lo soffocano facendo del Natale la festa del consumo, dello spreco istituzionalizzato: festa dei regali e dei lustrini, della tredicesima e del panettone, festa di una certa poesia di generale bontà, di un sentimentalismo che si vernicia di generosità e commozione.

 

Altri soffocano Dio-Bambino, impedendogli di crescere. Dio rimane bambino per tutta la loro vita: una fragile Statuetta di terracotta, relegata in una scatola, che si depone nella bambagia una volta all’anno. Solo una scusa per dare un certo «colore» religioso alla grande baldoria del natale pagano. Le parole che questo Bambino ha portato agli uomini non sono ascoltate: sono impegnative ed inopportune, mentre un cristianesimo-caramella è molto più comodo. Lo stesso Papa Francesco in un suo discorso ha detto: «il “mondo secolarizzato”, anche quando accoglie i “valori evangelici dell’amore, della giustizia, della pace e della sobrietà”, cade nell’errore di non mostrare “uguale disponibilità verso la persona di Gesù”, non ritendendolo “né Messia, né Figlio di Dio” ma, al massimo un “uomo illuminato”, separando dunque “il messaggio dal Messaggero” e “il dono dal Donatore».

 

O come affermava il Card. Biffi: «festeggiare il Natale senza il festeggiato, cioè senza Gesù». Dovremmo fare come i pastori. Ecco cosa dice l’evangelista Luca: «“Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore».

 

La semplicità dei pastori, ancora di più, questi uomini rozzi, emarginati, incontrano quel Bambino e diventano i primi annunziatori dell’evento e, senza paura, parlano di quanto hanno udito e visto. E noi? C’è anche Maria: lei conserva e medita quando accade. Dovremmo fare come lei e scoprire quel bambino nato per noi, Gesù, il Figlio di Dio fatto uno di noi.

 

Sia un Natale pieno di luce e di gioia, pieno di Gesù.