Pubblicato il: 05 marzo 2016

Archiviato il: 02 aprile 2016

Prospettive dal V Convegno Ecclesiale Nazionale

 

di Luigi Sparapano (direttore di Luce e Viuta e dell’Ufficio diocesano Comunicazioni Sociali)

 

Il 5° Convegno ecclesiale di Firenze, celebrato dal 9 al 13 novembre scorso, si colloca nel cammino della Chiesa Italiana per dare attuazione al Concilio Vaticano II, di cui abbiamo appena celebrato i 50 anni della conclusione (8 dicembre). È stata una esperienza che ha manifestato visibilmente l’immagine di Chiesa come Popolo in cammino, l’esigenza di un cammino sinodale, l’attuazione del metodo del discernimento comunitario e spirituale.

 

Il tema dato - “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” - sta a dire che quel gusto per l’umano che siamo chiamati a rilanciare non può che nascere dalla contemplazione dello sguardo grato e amorevole di Gesù Cristo, solo in Cristo può generarsi un nuovo umanesimo. E il luogo di svolgimento del convegno, Firenze, culla dell’umanesimo, è stato scelto simbolicamente per dare all’Italia una nuova rinascita. Il convegno, in realtà, è cominciato oltre un anno fa, quando le Diocesi e le Parrocchie sono state coinvolte in un articolato percorso di riflessione a più livelli, sulla base di questionari, confluiti poi nella Traccia che è stata ulteriormente sottoposta allo studio delle realtà di base. Contenitore efficace di tutto il lavoro di ciascuna diocesi e parrocchie è il sito www.firenze2015.it (consiglio a tutti la navigazione) dove sono state documentate esperienze, riflessioni, testimonianze, foto e video di come si riesca o si possa riuscire, qui in Italia, a mettere in luce il nuovo umanesimo. Lì sono anche documentate le cinque giornate fiorentine.

 

Al convegno di Firenze ha partecipato una delegazione per ciascuna Diocesi, oltre 2000 delegati, che hanno vissuto un’esperienza di forte protagonismo: a differenza del passato, infatti, le relazioni di illustri personalità sono state poche e il maggior tempo è stato dedicato al lavoro di piccoli gruppi raccolti intorno a tavoli da 10 persone, vescovi, preti, religiosi e laici di varie provenienze, che in un giorno e mezzo di lavoro hanno raccolto idee ed esperienze intorno alle cosiddette “cinque vie”.

 

Cinque vie, cioè cinque dinamiche che siamo chiamati ad attivare nei prossimi anni, ispirate al magistero e alla testimonianza di Papa Francesco, il cui discorso fatto nella Basilica di Santa Croce è stato già di per sé un programma: umiltà, disinteresse e beatitudine sono i sentimenti di Cristo che possono fare nuovo l’uomo e il cristiano; mentre bisogna stare in guardia da due rischi che attanagliano la chiesa italiana: il pelagianesimo (confidare più nell’organizzazione e nella burocrazia) e lo gnosticismo (confidare nella certezza della dottrina e del sapere teologico). Organizzazione e teologia non incontrano la “carne” dell’uomo, non incrociano i vissuti dei più poveri, degli ultimi.

 

Uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare sono i verbi da coniugare non come nuove iniziative da attuare, quanto come nuovo stile da assumere nella vita personale e comunitaria. Nuovo stile di vita dei sacerdoti e dei vescovi, talvolta chiusi nei ruoli e poco disposti ad una relazionalità personale semplice, immediata, disponibile, senza limiti, senza presunzioni. Nuovo stile di vita dei laici che talvolta confondono la propria testimonianza con un “mestiere” da esercitare in quanto catechisti o animatori o altro, perdendo invece la capacità di comunicare con la vita quanto pretendono di dire con le parole e gli impegni ecclesiali. Siamo chiamati dunque ad un nuovo passo da porre nel cammino che la Chiesa ci pone dinanzi.

 

Siamo invitati a tornare a più riprese sui documenti di Firenze e, su mandato esplicito del Papa, a fare della sua esortazione Evagelii gaudium oggetto di attento studio in ogni parrocchia. È lì racchiusa l’idea di Chiesa alla quale ci sprona Papa Francesco. Firenze ci invita a tornare all’essenziale della vita cristiana. La strada si apre dinanzi a noi.