Pubblicato il: 11 novembre 2017

Archiviato il: 16 dicembre 2017

Commemorazione dei defunti, storia e significato

 


«Sol chi non lascia eredità d'affetti / poca gioia ha dell'urna». Così recita Foscolo in «Dei Sepolcri», esprimendo in due versi uno dei capisaldi della fede cristiana: l’amore come scopo supremo della vita terrena e l’amore che non teme il distacco fisico, perché l’eredità di affetti continuerà a ravvivare la memoria dell’estinto. Proprio a chi rinasce a Vita Eterna si riferisce Foscolo, quando scrive: «Non vive ei forse anche sotterra, quando / gli sarà muta l'armonia del giorno, / se può destarla con soavi cure / nella mente de' suoi? Celeste è questa / corrispondenza d'amorosi sensi, / celeste dote è negli umani; e spesso / per lei si vive con l'amico estinto /e l'estinto con noi (…)». L’affidare a Dio la memoria di un caro defunto, prendendo parte all’Eucarestia del 2 novembre, come anche la visita alla tomba dei nostri cari, è proprio una “celeste dote negli umani”, è un gesto d’amore, è un perpetrare la memoria, un rinsaldare i legami, un rinnovare la testimonianza di affetto verso i fratelli scomparsi, solo fisicamente.

 

Questa giornata di celebrazione ha origini antichissime. Per quanto riguarda la cerimonia cristiana, sembra che i primi riti di omaggio collettivo ai defunti risalgano addirittura al periodo delle catacombe, sotto l'imperatore Diocleziano. A Roma, inoltre, era d'uso raffigurare sulle porte dei sepolcri l'immagine di Lazzaro, probabilmente proprio per rafforzare la speranza di un futuro ritorno dei cari scomparsi.

 

 

Già le civiltà più antiche celebravano gli antenati tra fine ottobre e inizio novembre. Leggenda vuole che si riferisse al periodo del grande Diluvio, nella Genesi. Infatti, Noè costruì l’arca nel «diciassettesimo giorno del secondo mese», cioè il nostro novembre.

 

Il rito è passato per i secoli e per le civiltà e quella che sembra aver avuto più seguito fu quella celtica. La “notte di Samhain”, la notte di tutti i morti e di tutte le anime, la celebrazione più importante del calendario celtico si festeggiava tra il 31 ottobre e l’1 novembre. Per i primi cristiani queste tradizioni erano difficili da perdere, cosa che spinse la Chiesa cattolica ad adeguarsi. Nel 835, Papa Gregorio II decise di spostare la festa di "Tutti i Santi" dal 13 maggio all’1 novembre, sperando di dare un nuovo significato ai culti pagani.

 

La festa dei morti vera e propria, fissata nella data del 2 novembre, nasce prima dell'Anno Mille in Francia, nel Convento di Cluny. L'abate benedettino sant'Odilone di Cluny nel 998, con la riforma cluniacense, stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1º novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo, il 2 novembre, l'eucaristia sarebbe stata offerta «pro requie omnium defunctorum». In seguito il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica e, dopo secoli, continua ad essere celebrato con la stessa intensità emotiva.

 

Maria Camporeale