Pubblicato il: 21 ottobre 2017

Archiviato il: 11 novembre 2017

Francesco chiama Antonio

 


San Francesco e Sant’Antonio sono due campioni dell’inizio del Francescanesimo e della riforma della Chiesa. Francesco, appartenente alla terra di Assisi, Antonio figlio della terra di Lisbona in Portogallo: il primo desideroso di diventare nobile, il secondo canonico regolare agostiniano destinato ad essere un principe della Chiesa. Entrambi innamorati di Cristo e desiderosi di morire martiri in terra mussulmana. Non si conoscevano, uno italiano e l’altro portoghese, però il Signore ha voluto che si incontrassero ad Assisi nel famoso Capitolo delle Stuoie tenutosi nell’immenso prato dove attualmente sorge la basilica di Santa Maria degli Angeli, in cui si conserva la Porziuncola, piccola chiesa data in custodia a Francesco dalle suore Benedettine, luogo dove è nato il francescanesimo.

 

Non si conoscevano, appartenenti a famiglie diverse: ma l’amore per Cristo Crocifisso ha permesso che si incontrassero, vicini nell’umità, nel nascondimento, nell’amore a Madonna povertà. Antonio sconosciuto ai seguaci di San Francesco, a tal punto che, per la sua gracilità e per la sua origine straniera, era considerato un inutile e inetto: persino il Provinciale Graziano lo prese con sé per portarlo al ranutorio di Forlì, affinché lavasse piatti e stoviglie in cucina. Antonio era uno sconosciuto al grande stuolo dei giovani seguaci di Francesco d’Assisi, ma sicuramente accolto amato e stimato dal Santo d’Assisi che conosceva la preziosità e grandezza di questo giovane straniero, laureato in teologia nel monastero di Coimbra, già sacerdote a 25 anni e profondo conoscitore della Bibbia.

 

La reciproca conoscenza di Francesco e Antonio, al secolo Ferdinando,era così silenziosa e rispettosa che quando Francesco scriveva ad Antonio lo chiamava «mio Vescovo Antonio». Il Vescovo era colui che presiedeva ed insegnava dalla sua cattedra la dottrina evangelica: forse fu questa conoscenza teologica e biblica di Antonio che convinse Francesco ad avviare allo studio teologico coloro che, tra i suoi seguaci, lo avessero voluto. Infatti, i giovani francescani scoprirono la sapienza di Antonio nel 1222 a Forlì quando frate Antonio, in occasione di una ordinanza sacerdotale in cattedrale, fu obbligato a tenere il sermone di auguri. Fra Antonio, salito sul pulpito, con l’umiltà che lo contraddistingueva, cominciò a parlare della sacra scrittura, lasciando meravigliati quelli che lo ascoltavano. Così Antonio si scoprì insigne predicatore che, accompagnato da prodigi, attirava le folle nelle piazze e nelle chiese dell’Italia settentrionale e di Padova.

 

Francesco e Antonio morirono in giovane età: Francesco morì il 3 ottobre 1226 all’età di 44 anni e Antonio a 36 anni. Sant’Antonio fu presente alla canonizzazione di San Francesco nel 1228 da parte di papa Gregorio IX e Antonio fu canonizzato dallo stesso Papa il 30 maggio 1232. Voglio concludere l’accostamento di questi due campioni di santità, con un brano di due vespri della liturgia di San Francesco: «O serafico Padre che hai dato una nuova famiglia alla chiesa custodisci e conduci i tuoi figli sulla via che per primo hai percorso. Non ci turbi il ripudio del mondo che disprezza chi è povero e mite ora ci infiammi il serafico ardore che tu avevi per Cristo e i fratelli».

 

Don Nicola Azzollini, già Assistente spirituale della Confraternita