Pubblicato il: 22 agosto 2017

Archiviato il: 09 settembre 2017

La Pentecoste e lo Spirito Santo: Antonio, “parliamo come lo Spirito Santo ci dà di parlare”

 


È solo grazie a particolari congiunture del calendario che, durante la Tredicina, si ha la possibilità di celebrare la solennità della Pentecoste, che ricorda e celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo. La Chiesa, in questa solennità, vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano.

 

Ma chi o cosa è lo Spirito Santo? Lo abbiamo ascoltato nelle omelie di don Silvio Bruno durante il Triduo Solenne: è la terza persona della Santissima Trinità, principio di santificazione dei fedeli, di unificazione della Chiesa, di ispirazione negli autori della Sacra Scrittura. È, anzi, colui che assiste il magistero della Chiesa e tutti i fedeli nella conoscenza della verità (è detto anche “Paraclito”, cioè “Consolatore”).

 

L’Antico Testamento, non contiene una vera e propria indicazione sullo Spirito Santo come persona divina. Lo “spirito di Dio”, vi appare come forza divina che produce la vita naturale cosmica, i doni profetici e gli altri carismi, la capacità morale di obbedire ai comandamenti. Nel Nuovo Testamento, lo Spirito appare talora ancora come forza impersonale carismatica. Insieme però, avviene la rivelazione della “personalità” e della “divinità” dello Spirito Santo, specialmente nel Vangelo di san Giovanni, dove Gesù afferma di pregare il Padre perché mandi il Paraclito, che rimanga sempre con i suoi discepoli e li ammaestri nella verità (Giov. 14-16) e in san Paolo, dove la dottrina dello Spirito Santo è congiunta con quella della divina redenzione.

 

Concesso a tutti i battezzati (1 Corinzi, 12, 13), lo Spirito fonda l’uguale dignità di tutti i credenti e, nello stesso tempo, in quanto conferisce carismi e ministeri diversi, l’unico Spirito, costruisce la Chiesa con l’apporto di una molteplicità di doni. L’insegnamento tradizionale, seguendo un testo di Isaia, ne elenca sette (donati inizialmente con la grazia del Battesimo e confermati dal sacramento della Cresima): sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.

 

Ecco un passo significativo dal Sermone per la Pentecoste scritto da sant'Antonio: una buona esortazione a ricominciare il tempo "durante l'anno" accompagnati dalle lingue di fuoco dello Spirito e dai suoi effetti più importanti: non chiacchiere e nemmeno miracoli, ma scelte di umiltà, povertà e obbedienza, cercando di comunicare la Parola di Dio e non la propria. Un proposito semplice, ma concreto e sempre attuale.

 

«“E [gli Apostoli] cominciarono a parlare lingue diverse, come lo Spirito Santo dava loro di esprimersi” (At 2,4). Chi è pieno di Spirito Santo parla diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze che possiamo dare a Cristo, come l'umiltà, la povertà, la pazienza e l'obbedienza: e parliamo queste lingue quando mostriamo agli altri queste virtù, praticate in noi stessi. Il parlare è vivo quando parlano le opere. Vi scongiuro: cessino le parole e parlino le opere. Siamo pieni di parole ma vuoti di opere, e perciò siamo maledetti dal Signore, perché egli ha maledetto il fico sul quale non trovò frutti, ma solo foglie (cf. Mt 21,19).

Gli apostoli “parlavano come lo Spirito Santo dava loro di esprimersi”, e non secondo le loro inclinazioni. Ci sono infatti alcuni che parlano secondo le loro inclinazioni, si appropriano delle parole altrui e le proclamano come proprie e le attribuiscono a se stessi.

Parliamo dunque come lo Spirito Santo ci dà di parlare, chiedendogli umilmente e devotamente che ci infonda la sua grazia affinché compiamo i giorni della Pentecoste con la perfezione dei cinque sensi e nell'osservanza del decalogo; e perché siamo ripieni del gagliardo vento del pentimento e della contrizione e veniamo infiammati dalle lingue di fuoco della confessione. Così infiammati e illuminati meritiamo di vedere il Dio uno e trino tra gli splendori dei santi. Ce lo conceda colui che è Dio, uno e trino, ed è benedetto nei secoli dei secoli. E ogni spirito risponda: Amen. Alleluia».

 

Marcello la Forgia