Pubblicato il: 29 maggio 2018

Archiviato il: 09 giugno 2018

Papa Francesco, la figura e il messaggio di don Tonino

 

 

«Non accontentiamoci di annotare bei ricordi, non lasciamoci imbrigliare da nostalgie passate e neanche da chiacchiere oziose del presente o da paure per il futuro. Imitiamo don Tonino, lasciamoci trasportare dal suo giovane ardore cristiano, sentiamo il suo invito pressante a vivere il Vangelo senza sconti».

 

Con queste parole, Papa Francesco ha concluso il suo discorso ad Alessano, dopo una lunga preghiera sulla tomba del Servo di Dio don Tonino Bello.

 

«Imitiamo don Tonino»: proprio per questo motivo, è opportuno soffermarsi sul discorso del Santo Padre ad Alessano perché traccia, con semplicità e chiarezza, i tratti salienti di don Tonino, che ancora oggi ci invita a lasciarci avvolgere da quell’ardore cristiano a «vivere il Vangelo senza sconti».

 

«Capire i poveri era per lui vera ricchezza. Aveva ragione, perché i poveri sono realmente ricchezza della Chiesa - ha sottolinea il Pontefice -. Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda”. In effetti, don Tonino ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero. Non dimentichiamo che don Tonino ha sempre sentito forte il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé. «Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza - ha evidenziato il Papa -. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l’incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale».

 

L’incertezza del lavoro è stato l’altro spunto di riflessione per il Papa che ha ricordato come don Tonino non abbia mai perso occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignità, non il profitto con la sua avidità. «Non stava con le mani in mano: agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia. Infatti, se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra».

 

Papa Francesco ha anche riproposto uno dei desideri di don Tonino per la Chiesa, ovvero «una Chiesa per il mondo: non mondana, ma per il mondo», e ricordato «allergia al potere». «Il suo desiderio di privarsi di qualcosa per Gesù che si è spogliato di tutto, il suo coraggio di liberarsi di quel che può ricordare i segni del potere per dare spazio al potere dei segni. Don Tonino non lo faceva certo per convenienza o per ricerca di consensi, ma mosso dall’esempio del Signore». Dunque, pochi e fondamentali aspetti per tracciare la figura del Servo di Dio: punti da cui ripartire per riscoprire (o scoprire) e attualizzare la figura di don Tonino, che, purtroppo, troppe volte, viene utilizzato come semplice e vacua figurina per discorsi, libri e conferenze.

 

Marcello La Forgia