Pubblicato il: 21 ottobre 2018

Archiviato il: 04 novembre 2018

Opere di Misericordia & Confraternita: perdonare le offese

 

 

Senza dubbio, perdonare è sempre una scelta da compiere nella totale libertà e non potendola imporre ad alcuno, risulta essere una scelta che libera interiormente chi la compie. Infatti, il perdono del coniuge, dei genitori, dei fratelli, dei parenti, degli amici, tiene quotidianamente in vita le relazioni autentiche, o al contrario come il risentimento e la vendetta innescano nell’essere una spirale di autodistruzione.

 

Efficace e salutare è l’affermazione paolina: «Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (Ef 4,32). Gesù, rivelandosi, ci ha indicato la via migliore: l’amore senza misura che neutralizza il male solo facendo bene il bene.

 

Se la potenza del perdono, nell’amore illimitato spezza la dinamica del male, è bene che di tanto in tanto ci raccogliamo ascoltandoci dentro per distruggere in noi ciò per cui riteniamo di usare per distruggere gli altri. Tutto ciò ci condurrà alla convinzione che ogni particella di odio che conserveremo dentro renderà potenzialmente il nostro mondo sempre più inospitale.

 

Si fa necessaria in noi una scansione dettagliata di quanto coviamo dentro e non riusciamo a debellare: «C’è stato un momento in cui abbiamo sperimentato la consolazione di essere perdonati da Dio? In quale occasione abbiamo sperimentato consolazione e gioia nell’essere perdonati da qualcuno che abbiamo offeso? Quali sono i difetti degli altri che non riusciamo affatto a tollerare? Siamo sicuri di non veder riflessi in quelle caratteristiche qualcosa di noi stessi? Riusciamo a guardarci con misericordia? Riusciamo ad ammettere e anche ad accettare di aver compiuto degli errori? Riusciamo a perdonarci e imparare a meglio vivere dagli errori commessi? Riusciamo a guardare con misericordia il nostro prossimo perdonandogli ogni offesa?».

 

Nel perdonare non si tratta semplicemente di attenuare la responsabilità di chi ha compiuto il male, anche perchè il perdono perdona proprio ciò che non è scusabile, ovvero il male commesso e che resta tale, così come restano le cicatrici del male arrecato. A sua volta il perdono però non toglie l’irreversibilità del male subito, ma lo assume come passato facendo prevalere un rapporto di grazia su un rapporto di vendetta. Non va assolutamente dimenticato che dietro l’azione del perdono vi è già la guarigione della memoria, evitando così di non restare prigionieri del proprio passato con il continuo ricordo indurito e ostinato del risentimento per male subito.

 

Lungo le pagine della storia biblica in cui Dio si è rivelato “capace di perdono” (Es 34,6-7; Sal 86,5; 103,3) e manifestando nel vivere e morire di Gesù l’illimitata carità, affondano le radici dell’estensione e della profondità del suo amore (per - donare). Perciò, essere perdonati significa scoprirsi amati nel proprio odio, ecco perché il perdono precede e fonda il pentimento.

 

Praticamente nelle quotidiane relazioni umane è necessario imparare a non far prevalere in noi il male subito poiché potrebbe continuare a legarci a sé impedendoci così di proiettarci nel futuro. È necessario dunque, anzitutto, imparare a rinunciare all’istinto della amara vendetta, o di architettare ritorsioni contro l’offensore. Cadere in tale trappola equivarrebbe ad entrare vertiginosamente nella spirale violenta del male da cui si tenta di uscire cioè rinunciare per sempre a riconciliarsi. Nel cammino di guarigione dal male subito si fa necessario il poter condividere con qualcuno il proprio interiore dolore raccontando la propria sofferenza a chi ascoltandoci con amore e partecipazione riesce a liberarci dalla penosa sensazione di assoluta solitudine che si vive quando si subisce il male. Solo così, quando si ha accanto un volto amico e accogliente, si può iniziare un percorso di riconciliazione con l’immagine dell’altro che non è sequestrata unilateralmente dall’immagine negativa e odiosa dell’offensore.

 

Nel perdono il male non ha mai l’ultima parola: la morte non vince sulla vita e il perdono ci fa entrare nella dinamica pasquale originata nel nostro Battesimo. Il perdono può essere compreso veramente solo alla luce dello scandalo e del paradosso pasquale della Croce, dove la follia dell’amore di Dio si rivela autenticamente e credibilmente nella debolezza del Figlio. Il Crocifisso, che dalla croce offre il perdono a chi non lo chiede, permette di vivere l’unilateralità di un amore che se pur folle e illogico, è l’unico modo per aprire a tutti la via della felicità.

 

di Nicola Felice Abbattista