Pubblicato il: 25 agosto 2019

Archiviato il: 25 settembre 2019

Ottavo centenario dell'ordinazione sacerdotale di Sant'Antonio

 

 

Non esiste una data certa su quando San’Antonio abbia ricevuto l’ordinazione sacerdotale ma è molto probabile che essa sia avvenuta tra i 24 e i 25 anni (1219/1220) dato che è tradizione consolidata che Antonio fosse già sacerdote quando decise di sposare lo spirito di povertà francescana. Ricevette l’ordinazione sacerdotale nel monastero agostiniano di Coimbra e, nel momento del passaggio all’ideale dei frati minori, divenne il primo sacerdote di questo ordine.

 

Il 19 aprile 1213 con la bolla Vineam Domini Sabaoth papa Innocenzo III convocò il dodicesimo concilio ecumenico della Chiesa, il Concilio Lateranense IV. Vi prese parte un numero eccezionale di prelati e le decisioni di questo concilio influenzarono molto la vita sacerdotale di Sant’Antonio. Su tutte, la lotta contro l'eresia che venne elevata a legge generale della Chiesa.

 

Francesco d’Assisi non voleva che i suoi frati si dedicassero allo studio della teologia. Questa indicazione fu riportata anche nella regola di vita. Ma per sant’Antonio, viste la sua solida fede e la sua integrità morale, fece una eccezione concedendogli di insegnare ai suoi frati. E’ ormai largamente provata, in sede critica, la sostanziale autenticità della breve lettera fattagli pervenire dal Poverello. Eccone il testo, in versione italiana, secondo l’edizione stabilita da Kajetan Esser: "Al fratello Antonio, mio vescovo, auguro salute. Approvo che tu insegni teologia ai frati, purché, a motivo di tale studio, tu non smorzi lo spirito della santa orazione e devozione, come è ordinato nella Regola. Sta sano".

 

Il sacerdozio di Sant’Antonio, data la sua prematura morte, durò poco più di un decennio e fu prevalentemente dedicato alla predicazione verso una condotta di vita retta e al pentimento dei peccati commessi, in linea con le indicazioni previste dalla regola francescana, approvata da Onorio III il 29 novembre 1223.

 

Durante il suo ministero egli redasse anche i sermoni con la finalità specifica di fornire ai suoi confratelli francescani uno strumento di formazione per la vita cristiana. Ed è proprio all’interno dei sermoni che troviamo il pensiero di Antonio sul sacerdozio. Il frate lusitano si esprime con concetti particolarmente sferzanti nei confronti del clero del suo tempo, spesso lacunoso rispetto alla consapevolezza e responsabilità del proprio ruolo. Per Antonio i sacerdoti hanno il compito di evangelizzare gli uomini, istruirli e avvicinarli ai sacramenti, in particolare a quello della penitenza. Essendo espressione della missione della chiesa, essi non ne rappresentano solo la funzione ma diventano modello del sacrificio di Cristo.

 

E’ per questo che egli richiama alla esemplarità del vissuto perché il modo migliore per predicare il vangelo passa attraverso l’esempio. I sacerdoti non sono soli nel loro ministero ma hanno un potere speciale offertogli dall’Eucaristia. Onestà, comprensione e soprattutto povertà devono essere i capisaldi con cui i sacerdoti devono combattere i vizi che attaccano il loro operato: “la negligenza nel ministero, che perde le anime; l’avarizia che dissacra l’altare del Signore; la gola e la lussuria come necessaria conseguenza di corruzione”.

 

Ma oltre al ministero svolto, secondo Antonio, i sacerdoti sono “il volto di Cristo, per mezzo dei quali, come attraverso il volto, noi conosciamo Dio”. “Il sacerdote è – quindi - il vicario di Cristo Gesù e del suo amore” permettendo a Nostro Signore di avere una collocazione ben precisa all’interno della nostra società contemporanea.

 

“Se predichi Gesù, egli scioglie i cuori duri; se lo invochi, addolcisci le amare tentazioni; se lo pensi, ti illumina il cuore; se lo leggi, egli ti sazia la mente”. (Sermones Dominicales et Festivi III)