Pubblicato il: 9 gennaio 2020

Archiviato il: 9 novembre 2020

Il Saio di Sant'Antonio e la Mozzetta Confraternale

 

 

San Francesco d’Assisi durante la sua vita fondò tre Ordini: quello maschile (i Frati), quello femminile (le Suore Clarisse) e quello per i secolari di ambo i sessi (I Laici). Nel cosiddetto “Primo ordine”, fondato da San Francesco d'Assisi nel 1209, sono oggi raggruppate le tre famiglie, pari indipendenti, dei Frati Minori (O.F.M., già detti Osservanti, Riformati, etc.), dei Frati Minori Conventuali (O.F.M.Conv.) e dei Frati Minori Cappuccini (O.F.M.Cap.), professanti tutti l'identica Regola del fondatore (1224), ma con costituzioni, tradizioni e caratteristiche proprie. Tutti i membri di queste famiglie sono chiamati “francescani”. Ognuno di queste famiglie ha un proprio abito, molto simile a quello delle altre ma con qualche differenza nel saio, nel cappuccio e nel cingolo.

 

Fu lo stesso San Francesco a confezionare l’abito che rappresentava anche esteriormente la sua scelta di vita. Dicono le cronache del tempo che il Poverello di Assisi “si confeziona da sé una veste, che riproduce l'immagine della croce, per tenere lontane tutte le seduzioni del demonio, la fa ruvidissima per crocifiggere la carne e tutti i suoi vizi e peccati, e talmente povera e grossolana da rendere impossibile l'invidiargliela” (FF.1432). Nella “Regola non bollata” (1221) Francesco prescrive: «E tutti i frati portino vesti umili e sia loro concesso di rattoppare con stoffa di sacco e di altre con la benedizione di Dio, poiché dice il Signore nel Vangelo: “Quelli che indossano abiti preziosi e vivono in mezzo alle delizie e quelli che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re”. E anche se sono tacciati da ipocriti, tuttavia non cessino di fare il bene; né cerchino vesti preziose in questo mondo perché possano avere una veste nel regno dei cieli» (“Regola non bollata”, cap. II). Il “vestirsi di sacco” e il cingersi con una corda, dunque, era un modo per presentarsi al mondo in veste di penitente e di pellegrino.

 

Le prime tonache erano tessute in lana grezza (non tinta), la tessitura era semplice e per questi motivi il colore originario era il “cenerino” ovvero un grigio chiaro, simile a quello della cenere. La tonalità di grigio ovviamente differiva in base alla lana che si aveva a disposizione. Il colore originario dell'abito francescano pertanto fu ben presto definito come grigio-cenerino per tutti i francescani, così come indicato da San Bonaventura nelle costituzioni narbonesi: “due fili neri e uno bianco”. Le reliquie dell’abito di San Francesco presenti ad Assisi e alla Verna lo confermano. Non solo, anche i dipinti antichi attestano il colore cenerino come tipico dei francescani della prima ora.

 

Durante la soppressione Napoleonica pur di favorire la loro sopravvivenza i francescani scurirono il grigio originario nel nero che richiamava la talare dei preti diocesani che erano gli unici a cui era permesso di svolgere il proprio ministero. Dopo la caduta di Napoleone il colore del saio tornò cenerino tranne che nei paesi protagonisti della rivoluzione francese dove rimase nero. E’ dell’800 invece la conversione all’attuale marrone degli osservanti e dei cappuccini. L’abito francescano è stretto da una corda (o cingolo) con tre (o quattro) nodi, a simboleggiare i voti di povertà, castità e obbedienza (con il quarto nodo che si riferisce a un voto mariano “extra”). Spesso la corda ha un grande rosario collegato, in segno di devozione a Maria. Il cingolo è probabilmente l’elemento più tipico dell'abito francescano.

 

Sulla base delle considerazioni cromatiche fatte sul saio dei francescani e quindi di Sant’Antonio, come si evince dalla "Storica Sinopsi", per fedeltà al proprio Santo protettore anche la confraternita di Sant’Antonio scelse il colore cenerino per la propria mozzetta: “[..] si farà a proprie spese l'abito di confratello consistente in camice, e cappuccio di tela bianca, cingolo bianco, e mozzetta di camerlotto a color cenerino [..]” (La "Storica Sinopsi" della Confraternita di Sant'Antonio di Molfetta del sacerdote Crescenzo di Candia (1774), Dell'accettazione de' Confratelli, e de' loro obblighi - Capo XII.IV)

 

Probabilmente col passare del tempo, per questioni di unificazione cromatica delle mozzette la confraternita scelse di schiarire il cenerino in bianco, colore tuttora utilizzato dai confratelli. In quanto al marrone del saio della Statua di Sant’Antonio è possibile che la statua attualmente in possesso della Confraternita non sia quella inizialmente commissionata dal priore Gianalfonso Calò nel 1709 o che abbia subito delle ridipinture nel tempo.