Pubblicato il: 9 novembre 2020

Archiviato il: 14 giugno 2021

Suffragio

di Marcello La Forgia

 

 

«La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt'altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze e di Trento».

 

Questa spiega il Catechismo della Chiesa cattolica al n. 1031, in merito al significato del Purgatorio. Tuttavia, è lo stesso Catechismo ad aggiungere che il tempo da trascorrere in Purgatorio possa essere abbreviato grazie alle opere di suffragio in memoria dei defunti che, nella condizione in cui si trovano, non possono pregare per se stessi.

 

«Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla (…). Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio.

La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti» (n.1032).

 

Cerchiamo di capire il significato del vocabolo suffragio: deriva dal latino e chiama in causa i frantumi di coccio (fragmen) usati per dare il voto nell’antichità. Applicato al defunto il suffragio è, dunque, una “raccomandazione” affinché il periodo di Purgatorio sia più breve. Questa spiegazione, naturalmente, cerca di spiegare un dogma di fede, che deve essere accettato come tale. Inoltre, suffragare in gergo teologico e liturgico significa destinare determinati frutti delle Messe o di altre pratiche alla remissione dei peccati delle anime del purgatorio. Ecco che, essendo la più alta forma di preghiera, la santa messa è tra le forme più importanti di suffragio.

 

Peraltro, la tradizione stabilisce delle date fisse per le messe di suffragio: in particolare, suggerisce di farne celebrare dopo tre, sette e trenta giorni dalla morte, e poi a ogni anniversario annuale. Come indica anche il Direttorio su pietà popolare e liturgia, «è il modo cristiano di ricordare e prolungare, nel Signore, la comunione con quanti hanno varcato la soglia della morte» (n. 255).

 

Alla Santa Messa si aggiunge anche un’altra forma di suffragio, quella dell’indulgenza donata alle anime del Purgatorio. «Mediante le indulgenze i fedeli possono ottenere per se stessi, e anche per le anime del Purgatorio, la remissione delle pene temporali, conseguenze dei peccati». (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1498).

 

Che cos’è l’indulgenza? Ecco quanto scrive in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica: «L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale dei peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi. L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati» (n. 1471).

 

La Chiesa, facendo tesoro del potere di sciogliere e di legare conferito da Gesù ai suoi apostoli, e quindi alla Chiesa stessa, ha utilizzato nei vari secoli, in vario modo, questo strumento della misericordia di Dio in favore dei vivi e dei defunti. Ecco alcune indulgenze particolari che riportiamo succintamente e in maniera del tutto incompleta.

 

Si può guadagnare l’indulgenza plenaria in queste occasioni: adorazione del Santissimo Sacramento per almeno mezz’ora; recita consecutiva delle cinque decine del Rosario mariano meditando i misteri del Rosario, in chiesa, in famiglia o in comunità; esercizio della Via Crucis; lettura della Sacra Scrittura fatta per almeno mezz’ora; visita di una chiesa dal 1 novembre a mezzogiorno al 2 novembre a mezzanotte, solamente per i defunti; visita di un cimitero in uno dei giorni dal 1 all’8 novembre inclusi, solo per i defunti; adorazione della Croce durante la cerimonia solenne del Venerdì Santo.

 

Infine, ma non per questo meno importante, la terza forma di suffragio è la preghiera personale. Una semplice aspirazione, una giaculatoria, un atto breve di amore a Dio, hanno un’efficacia straordinaria di suffragio: una preghiera costante e perseverante, non solleva le anime dei defunti solo per un momento, ma le arricchisce, abbreviando il tempo della loro purificazione.

 

Chi prega, dunque, per i defunti, deve stare in grazia di Dio, diversamente non può essere mediatore tra l’anima purgante e Dio. L’anima, pregando in grazia di Dio, diventa intermediaria tra l’anima purgante e Dio, e Dio per l’amore che nutre verso di loro, accetta la sua preghiera come una riparazione offerta per le responsabilità dell’anima purgante, come un pagamento anche parziale dei suoi debiti, con una purificazione che la rende capace dell’immensa grazia dell’eterna felicità.

 

Numerose sono le preghiere personali che possono essere recitate (l’Ufficio dei Defunti, purché sia recitato con profonda comprensione e pietà, la recita del De profundis, l’Eterno Riposo, la Via Crucis, ecc.), ma quella più efficace è il Santo Rosario.

 

A tutte queste od altre preghiere per i defunti, bisogna aggiungere la santa Confessione e Comunione, e bisogna che, in occasione della morte di una persona cara, i parenti tutti si confessino e si comunichino per l’anima sua. Non c’è testimonianza più bella di premuroso affetto per un defunto, quanto quello di mettersi in grazia di Dio o di accrescere la grazia nella propria anima con l’assoluzione, ed il ricevere Gesù, supplendo con l’amore alle deficienze dei defunti, e specialmente di quelli che furono poco praticanti in vita.